GRANDE PARTECIPAZIONE AL DIBATTI SULL' ART. 18 SABATO 21 APRILE 2012
IL LAVORO E' DIGNITA' E LIBERTA'
Una sala gremita di lavoratori pubblici e privati, di precari, di pensionati, di disoccupati ha fatto eco all’iniziativa intrapresa dalla Federazione Provinciale USB di Benevento tesa ad affrontare le problematiche generali che attengono la delicata questione della controriforma del lavoro – Fornero/Monti– con la modifica dell’art. 18, che giunge a coronamento di un percorso attuato dal governo Monti per soddisfare le imposizioni dell’Europa, della BCE, del FMI, etcc.
Le particolarità contenute in questo disegno di legge che incidono pesantemente sul sistema lavoro nel nostro paese e che, tra le altre, non vengono riportate nelle sue effettive conseguenze, sono state trattate nei suoi dettagli e l’elemento importante e rilevante emerso nell’ambio del dibattito è stato quello che, al di la della disquisizione lessicale dell’art. 18, con questa riforma si condannano le ultime due generazioni alla precarietà assoluta togliendo loro ogni prospettiva di una costruzione di una “vita libera e dignitosa”.
Nessuno può negare il presupposto sulla necessità di una riforma del lavoro, ne tantomeno la USB, poiché un vero e proprio disastro è stato compiuto con le leggi che si sono succedute dalla fine degli anni 80 fino ad oggi, passando dal cd pacchetto Treu del 1997, alla riforma dei contratti a tempo determinato del 2001, dalla legge Biagi del 2003 al collegato lavoro del 2010, dal famigerato “art.8“ della manovra finanziaria di agosto 2011 per arrivare al cd Salva Italia del 2012 quest’ultimo, imponendo l’età pensionabile più alta d’Europa, ha definitivamente bloccato ogni possibile turn-over della forza lavoro.
Tutto questo è stato usato anche per impoverire di salario e diritti i lavoratori già nell’attuale mercato de lavoro, introducendo meccanismi di contrapposizione tra i diversi strali lavorativi e sociali nel nostro paese, contrapposizioni tra le diverse generazioni, tra padri e figli.
In questo quadro sarebbe stata invece necessaria una riforma che davvero mettesse fine al dilagare della precarietà, consentendo ai lavoratori una cornice di diritti condivisi da cui ripartire per riconquistare la dignità del lavoro con rinnovate regole sulla loro capacità di effettiva rappresentanza e che, finalmente, tendesse nel generalizzare il riconoscimento del diritto ad un reddito per consentire una vita libera e dignitosa anche a tutti i non occupati, all’interno di una rinnovata capacità del pubblico di orientare lo sviluppo nell’economia reale privilegiando ricerca, innovazione, sviluppo di qualità, progressiva conversione ecologica, etcc..
Dalla “Riforma Monti – Fornero”, tutto questo non è emerso e la considerazione generale che oggi ci sentiamo di esprimere è che si tratta di una riforma profondamente ingiusta che quindi non consente a nessuno che davvero abbia a cuore il futuro lavorativo nel nostro paese di poter essere “complice” di questa riforma.
NOI NON LO SIAMO e NON LO SAREMO
E ci battiamo affinché il lavoro possa ridare alle
generazioni prossime e future
“prospettive di vita e di sviluppo – dignità e libertà lavorative”